Si comincia (forse)
23.03.2018
Alpin Tales Blog è uno spazio per raccontare qualcosa del sentimento che mi lega alle montagne.
E per te che stai leggendo può essere un modo per capire se ti va di passeggiare insieme.
In questi giorni infatti sto lavorando a completare il sito. Mancano ancora tantissime cose, soprattutto i testi, e soprattutto per colpa mia! Il risultato che visualizzo quando apro la piattaforma WordPress però ha del miracoloso e so benissimo che non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di Daniele Prati, che non smetterò mai di ringraziare, anche per i rimproveri.
Quando faccio qualcosa di nuovo – e “fare un sito” è qualcosa di terribilmente nuovo per me – perdo molto tempo a leggiucchiare quello che hanno già fatto gli altri, soprattutto quelli che mi sembrano più bravi. A volte mi scoraggio, a volte trovo buoni spunti sia per fare, sia per fare diversamente. Appunto saltabeccando tra un sito all’altro di montagna e trekking, blog e pagine FB, opuscoli e libri, mi è capitato di leggere espressioni di questo tipo: la nostra terra, il nostro lago, il nostro territorio, le nostre bellezze, le nostre montagne, le nostre valli, e così via. Spesso in senso elogiativo, certo, e con una velatura di orgoglio. In generale non ci vedo niente di male se il sentimento sincero che ci lega a un luogo, in cui siamo nati o in cui abbiamo scelto di vivere, ci spinge a farlo conoscere ad altre persone, anche portandole in giro a pagamento, se questo è il tuo mestiere e lo sai fare bene. Eppure sento in quell’aggettivo possessivo qualcosa che non mi convince.
Quando provavo a immaginare un nome per questo sito ho scartato tutto quello che lo connotava localmente, che lo identificava con l’Ossola o il Lago Maggiore o il Piemonte, anche se vivo in Ossola ormai da qualche anno e sul Lago Maggiore ci sono nata e cresciuta. A entrambi questi luoghi sono profondamente legata, eppure non mi sento di poter chiamare nessuno dei due come “mio”, né tantomeno “nostro”.
Le architetture geologiche semplici e al tempo stesso perfette delle montagne che ho intorno, il grande vuoto glaciale in fondo al quale si allunga la sagoma inconfondibile del lago, le alte creste morse dall’erosione, i boschi fieri di agitare le loro chiome al vento, i giovani ruscelli selvaggi, tutto questo resterà vero e valido anche tra mille anni, così com’era vero e valido ben più di mille anni fa, senza di me, senza di noi.
Non poter vantare nessuna proprietà affettiva sui luoghi che da qualche anno attraverso a piedi, o in cui vivo, mi ricorda una volta di più che sono solo un’ospite temporanea qui. Ma soprattutto mi lascia preservare la giusta distanza perché ciascun nuovo incontro sia sempre una possibilità per una relazione vera, per vedere e conoscere l’altro, persona animale albero o roccia che sia.
E per me andare in montagna offre sempre questa incredibile libertà di conoscere, e magari di innamorarmi di quello che incontro, per quello che è, nella sua unicità e appartenenza solo a se stesso.
|Le foto che tengo in mano sono di Irene Pessino, Colle del Teodulo|